Voglio condividere con voi un segreto che mi porto dentro da parecchio tempo perché non ce la faccio più. Ho passato tanti troppi anni nel mondo del teatro a lottare e combattere e difendermi e contrattaccare con le unghie e con i denti: ho speso tante energie per battaglie a volte vinte e altre perse.
C’è chi mi trova antipatico e chi non mi stima come professionista, c’è chi mi boicotta e chi mi odia: ce n’è per tutti i gusti e ci ho sofferto, ho perfino passato notti insonni, pianto, litigato con chi mi faceva subire uno o più di questi torti.
Poi ho capito, mi si è aperto un mondo: io sono il peggior amico di me stesso perché sì, è vero, do importanza a chi non ne ha ma nel 99% dei casi sono tutte mie fantasie.
SONO TUTTE MIE FANTASIE.
No, non sono matto (non in questo caso) è che siccome fare l’artista è una vocazione molto faticosa – devi studiare sempre e tanto e non arrivi mai – e nient’affatto remunerativa, dal momento che non hai sicurezze (a parte quelle del numero dei biglietti venduti e dagli applausi che ricevi) è facilissimo cadere in un tranello: invece che ascoltare noi stessi e costruire sopra le nostre insicurezze, migliorare noi stessi, preferiamo credere che i nostri fallimenti dipendano dagli altri.
Mi hanno messo i bastoni tra le ruote più le mie paure che gli altri, più le mie insicurezze e le mie frustrazioni che le azioni altrui. Ma tutte queste cose devono solo essere un punto da cui stare lontanissimo e basta.
Ho imparato a non permettere alle paure di ostacolarmi, magari cercando alibi.
Se qualcosa va male è semplice dare la colpa a qualcun altro perché se le cose stanno così non devi discuterne, non dipende da te; più difficile è guardarsi dentro.
Ma siamo artisti: se non ci si guarda dentro è meglio cambiare mestiere.
Andrea Ibba Monni