foto di Chiara Eys
“Perché fate lavorare attori non professionisti?” Ci chiedono. La domanda più sincera sarebbe “Perché non fate lavorare me?” giacché tutti siamo stati attori non professionisti e con qualcuno che ci ha fatto diventare tali. Per lo spettacolo “La dolce morte di Virginia G.” abbiamo lavorato per immagini, per la prima volta nella storia di Ferai Teatro e non ci interessava nessuno a parte Alessandra Leo che a scatola chiusa ha accettato la proposta nel mese di ottobre 2013. Ma lo spettacolo che era in preparazione da aprile 2013 e che si era già nutrito di uno studio chiamato “Autobiografia della Fame”, di nove set video e fotografici (per un totale di un centinaio di persone) doveva ancora mangiare, non era sazio, non gli bastava più.
Ecco che nasce “Finding Virginia G.” workshop di selezione che per tre domeniche si è svolto grazie al contributo instancabile e generoso di trentatré anime e corpi pronti a soddisfare questa fame insaziabile. Dodici ore in tre incontri, prima quindici minuti di riscaldamento libero, seguiti da un’ora di training guidato, poi lo studio e l’approfondimento di vari libri, musiche, dipinti, testi teatrali, tradizioni popolari sarde. Tutto materiale che sarebbe banalizzato se raccontato qui.
È stato difficile scegliere da un lato, dall’altro estremamente facile. Anzi per fortuna ci siamo fatti guidare fino alla fine dalle immagini, perché sennò avremmo dovuto mettere sotto contratto un cast di almeno venticinque persone.
L’aspettativa è tanta, nelle prime due settimane di biglietteria sono stati venduti quasi la metà dei biglietti: se si considera che lo spettacolo è tra due mesi, significa che Cagliari vuole vedere “La dolce morte di Virginia G.” e noi non vediamo l’ora di presentargliela.